Noemi Veneziani (classe 1991), bibliofila, editor e articolista, coopera con Maremagnum e con la Virginia Woolf Project. In occasione del Salone della Cultura 2020, ha partecipato come relatrice alla conferenza Donne bibliofile: una passione in crescita.

Laura Bartoli: giovane volto italiano di Charles Dickens

Quando ho domandato a Laura Bartoli di raccontarmi come fosse nata la sua passione per Charles Dickens e quali fossero stati i passaggi compiuti per arrivare addirittura a diventarne traduttrice, la risposta è stata che saremmo dovute partire da un punto un po’ più lontano nel tempo rispetto al presente.

Appassionata di letteratura fin da ragazza, durante gli anni del liceo, ebbe modo di constatare che lo scrittore barboso interessato a raccontare storie di bimbi sfortunati vissuti durante l’epoca della Rivoluzione Industriale, come veniva presentato agli studenti, era in realtà un attento osservatore della vita quotidiana di metà Ottocento.

A seguito della lettura, lenta e goduta, di David Copperfield – romanzo autobiografico per eccellenza – recuperato in un piccolo negozio di libri usati che ora non esiste più, di Grandi speranze e altri scritti, Laura decise che era finalmente giunto il momento d’incontrare anche l’uomo che si celava dietro la maschera dell’autore, una persona energica, un «innovatore».

Uno dei XX fascicoli in lingua originale in cui venne pubblicato David Copperfield tra il 1849 e il 1850

Pare infatti che Dickens fosse un abile imprenditore, persona profondamente legata alla realtà ed estremamente concreta, insomma, tutto il contrario rispetto all’uomo distaccato dalla realtà fattuale a cui la scuola ci ha abituato; un uomo che, quando iniziò a scrivere e a leggere in pubblico le proprie composizioni non era altro che un «imprenditore in cerca di un business, come tutti».

Mentre la passione per il Dickens scrittore e personaggio storico cresceva, nel cuore di Laura ha iniziato a germogliare la passione per i libri antichi che, come si vedrà tra breve, le ha aperto la strada alla traduzione.

«Tra Dickens e la traduzione sta il libro oggetto.»

I primi scritti che la nostra inizia a raccogliere sono i numeri di Natale delle riviste dirette da Dickens; si tratta di racconti pubblicati in occasione della festività che tuttavia esulano da quelli che comunemente siamo abituati ad associare al Natale. Quest’ultimi, infatti, pubblicati in volume, non corrono di certo gli stessi rischi dei loro fratelli più prossimi di gran lunga più fragili al tatto.

Nonostante questa loro precaria condizione, almeno in un’occasione, ne è valsa la pena di correre il rischio. Difatti, durante la lettura del racconto Il naufragio della Golden Mary, riproposto in traduzione da una casa editrice, Laura si accorse che qualcosa sul finale sembrava non funzionare.

Incuriosita, poiché affascinata da sempre dal difficile lavoro del traduttore, ella iniziò a confrontare l’originale con il testo in lingua italiana. Ne conseguì uno scambio di battute tra Laura e la casa editrice che, dopo aver compreso la passione per l’autore inglese, decise di sfidarla assegnandole il compito di redigere l’introduzione – incentrata sulla relazione tra Dickens e il marketing – al 3° volume della trilogia Amori londinesi, prima traduzione italiana di Sketches by Boz – serie di bozzetti di Boz (nome di penna inizialmente di Dickens) originariamente pubblicati su giornali e altri periodici, di cui è inoltre possibile ascoltarne la lettura eseguita da Francesco Pezzulli, voce italiana di Leonardo Di Caprio, iscrivendosi alla newsletter del sito L’8cento con Laura Bartoli.

Parte della Home Page del sito internet L’8cento con Laura Bartoli

«Mi ha sempre affascinato il lavoro del traduttore, o meglio mi ha sempre affascinato immaginare data la complessità del testo in italiano, quanto possa essere articolato quello di partenza.

Ho sempre capito la difficoltà del traduttore ma l’ho compresa profondamente solo quando ho iniziato a fare quel mestiere.

Tradurre è una stratificazione, un mix di tante skills

Partendo da questo spunto di riflessione, Laura sottolinea l’importanza e la pericolosità dei social, luoghi virtuali in cui è possibile trovare il vero e il falso in egual misura e non è sempre facile riuscire a scindere i due spetti; ecco in cosa erano incappati inavvertitamente gli editori di Mattioli, in un racconto incompleto.

In questo contesto, si colloca la raccolta di scritti dickensiani gelosamente custoditi da Laura, la quale confessa di essere alla ricerca di pezzi di carta in generale, per lo più lettere, e oggetti passati effettivamente per le mani dello scrittore britannico o pubblicati mentre lui era in vita, fino al 9 giugno del 1870.

Oggetti che esercitano su Laura un notevole fascino sono i romanzi a puntate, è dunque comprensibile la soddisfazione di essere riuscita ad accaparrarsi un set intero dopo tanto cercare: si tratta di Il nostro comune amico uscito in 20 puntate su 19 fascicoli, l’ultimo in doppia puntata.

Tra i romanzi che costituiscono parte della libreria di Laura, spiccano i 5 volumi dei racconti di Natale: Canto di Natale (1843) in un’edizione facsimile alla prima difficilmente reperibile sul mercato a causa della sua rara bellezza, Le campane (1844), Il grillo del focolare (1845), La battaglia della vita (1846) e Il patto col fantasma (1848) nella loro prima edizione.

A tal proposito, ella spiega il motivo per cui la prima edizione del più famoso racconto natalizio latita tra le collezioni di tanti; all’epoca della pubblicazione, infatti, Dickens decise di far uscire il volume finemente rilegato in color salmone e arricchito all’interno da illustrazioni a colori realizzate a mano. Questa lavorazione rese l’oggetto piuttosto costoso così, da buon imprenditore, egli decise di pubblicare i volumi successivi in una più modesta rilegatura rossa e poche immagini realizzate in bianco e nero.

Bottiglia contenente un tempo lucido da scarpe con etichetta probabilmente applicata dallo stesso Dickens che in gioventù svolse il ruolo di etichettatore presso la fabbrica Warren’s Blacking Warehouse, per dieci ore al giorno .

Vestendo per la maggior parte del giorno i panni di Digital Strategist per un’azienda, nel tempo, Laura ha imparato a ritagliarsi tre ore ogni mattina – dalle sei alle nove – per dedicarsi a mente fresca allo studio e alla traduzione.

«Credo che la forza di un traduttore stia nella verticalità, nella specificità. Quindi è questo quello che io cerco di coltivare. Mi definisco una traduttrice specializzata in Dickens perché ho di base tradotto solo Dickens, fino a ora. Nonostante questo, faccio fatica, in generale, a definirmi una traduttrice perché mi sento ancora alle prime armi.»

La spiegazione di George Silverman, esclusiva americana pubblicata in tre puntate nelle pagine della rivista The Atlantic Monthly, è la prima traduzione su cui Laura ha lavorato confrontandola con l’originale di cui è riuscita a recuperare un esemplare.

Tra i tanti impegni, nel 2019, ha inoltre avuto modo di tradurre i dialoghi per La vita straordinaria di Charles Dickens, film diffuso nei cinema nell’ottobre 2020.

Locandina del film La vita straordinaria di Charles Dickens

Tra i progetti all’attivo, oltre a un interessante lavoro in collaborazione con gli studenti delle classi quinte del liceo linguistico Leopardi di Recanati inerente alle modalità impiegate nell’Ottocento per redigere la corrispondenza, a cura di Laura è stato da poco pubblicato il primo epistolario di Dickens con Abeditore – il secondo volume è previsto in uscita nel mese di settembre –, mentre un ulteriore lavoro di traduzione è ancora in fase di definizione e dunque è necessario tacere. A fare da corollario, le tante idee che affollano e arricchiscono il sito internet L’8cento con Laura Bartoli.

«Mi da soddisfazione essere un facilitatore di quello che è l’apprendimento e la scoperta della cultura vittoriana.»

Arrivederci a settembre.

Nelle puntate precedenti:

Elisa Bolchi: Virginia Woolf attuale e viva attraverso i social

Nasce un nuovo spazio tutto al femminile. Spazio alle donne: fare cultura nel XXI secolo”

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