Nasce un nuovo spazio tutto al femminile.
“Spazio alle donne: fare cultura nel XXI secolo”
«Per tutti questi secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi, dal potere magico e delizioso di riflettere raddoppiata la figura dell’uomo. […] Questo serve in parte a spiegare la necessità che gli uomini spesso sentono delle donne. E serve a spiegare come li fa sentire inquieti la critica femminile; come a lei sia impossibile dir loro che il libro è brutto o il quadro difettoso, o cose del genere, senza provocare assai più dolore e suscitare assai più rabbia di quanta potrebbe suscitarne un uomo con la stessa critica. Perché se la donna comincia a dire la verità, la figura nello specchio rimpicciolisce; l’uomo diventa meno adatto alla vita».[1]
Con queste parole Virginia Woolf, nel 1929, si rivolgeva al lettore e alla lettrice che stringeva tra le proprie mani il saggio – la cui copertina era stata realizzata dalla sorella Vanessa Bell – intitolato Una stanza tutta per sé e stampato nel mese di settembre dalla Hogarth Press, casa editrice che i Lupi – così venivano chiamati i Woolf – avevano fondato nell’ormai lontano 1917. A dire il vero, fu la stessa Virginia a recitare suddetto passaggio quando, nell’ottobre dell’anno precedente, era stata invitata a tenere un paio di letture di fronte a un’assemblea di giovani ragazze, studentesse presso il Newnham Collage e Girton College in Cambridge.

L’analisi di Woolf è puntuale e non si perde in inutili giri di parole: la donna, nella cultura di allora, contava poco o nulla, tant’è che non era raro scoprire che, dietro nomi maschili della letteratura contemporanea, si nascondevano in realtà argute penne femminili.
Ciò detto, facendo nostre le parole di Woolf e accogliendone il pensiero, abbiamo deciso di creare uno spazio virtuale in cui diversi volti femminili del panorama culturale italiano sono state invitate a raccontarsi interpretando il difficile ruolo di “strumenti” per la diffusione della cultura in questo XXI secolo all’apparenza assai arido.
La priva voce sarà quella di Elisa Bolchi, nota studiosa di Virginia Woolf e membro fondatore della Italian Virginia Woolf Society, la quale racconta di come è sbocciato il suo amore per questa straordinaria scrittrice e quali sono i mezzi attraverso cui, nell’epoca del digitale, vengono divulgati il pensiero e la letteratura woolfiana. Nelle puntate successive interverranno Chiara Nicolini – esperta di libri rari e antichi, Capo Dipartimento Libri della Pandolfi Casa d’Aste – e Laura Bartoli – traduttrice e collezionista di Charles Dickens. A seguire, leggeremo di editrici, traduttrici, legatrici, scrittrici, attrici, collezioniste che hanno scelto di consacrare parte della propria esistenza alla lotta per la sopravvivenza della sfera intellettuale.
Direttrice di questo straordinario coro di voci, sarò io, Noemi, collezionista, ormai non più “in erba”, di Virginia Woolf e di diverse collane lanciate da editori come Einaudi, Rizzoli e Mursia durante il secolo scorso.

Presentato il piano dell’opera, non mi resta che svelare l’evento che mi ha fornito la scusa per avviare questo esperimento: la pubblicazione avvenuta nel maggio del 1919 di Kew Gardens, un racconto tanto breve quanto straordinario composto da una Virginia quasi quarant’enne. E, come quello non fu che l’inizio di un’avventura che condusse Woolf alla realizzazione di un nuovo metodo narrativo, così questa rubrica desidera diventare uno spazio entro cui diverse voci femminili hanno la possibilità di raccontare le proprie esperienze e le proprie passioni che le hanno condotte dove si trovano ora, a essere, lo ribadiamo ancora una volta, “strumenti” per la diffusione della cultura in Italia.
Con l’augurio che il nostro progetto possa incontrare i gusti di voi tutti, lettrici e lettori, vi do appuntamento al 15 maggio con Elisa Bolchi e la “sua” Virginia Woolf.
[1] Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf, Traduzione italiana Maura Del Serra, Newton Compton Editori, Roma, luglio 2018