Incontriamo Marco Albertazzi editore de La Finestra Editrice, una casa editrice indipendente, fondata a Lavis (Trento) nel 1997. Il suo progetto culturale proviene anzitutto dall’interesse storiografico e filologico per opere grandi e inspiegabilmente trascurate, e dall’intento di riabilitarne altre, piú volte immiserite, riproponendole con nuove versioni e in edizione biligue. A esemplificare le prime, basteranno Acerba etas di Cecco d’Ascoli, Documenti d’Amore di Francesco da Barberino, Philosophia di Guillaume de Conches, Iconologia di Cesare Ripa, Scintille poetiche di Giacomo Lubrano, il Ciclo lirico d’Arturo Onofri e il corpus di Giambattista Marino (sono imminenti le opere poetiche di Stefan George e Tommaso Campanella). A esemplificare le seconde, le Satire di Giovenale, gli Epigrammi di Marziale, l’Agamemnon d’Eschilo e Il naufragio del Deutschland di G. M. Hopkins. L’assiduo interesse per epoche essenziali della cultura europea ha dato luogo a collane come gli archivi Medievale (che offre testi per lo più inediti, ricostruiti mediante un accurato lavoro sui manoscritti) Barocco e del Cinque-Seicento, mentre l’atteggiamento metastorico che distingue l’editore fa dialogare in Coliseum opere d’autori classici e contemporanei.

Benvenuto Professore. Prima di parlare di libri, ci piacerebbe riassumere la storia de la Finestra Editrice partendo da un’immagine: il logo. Come nasce la casa editrice e perché questa immagine?
Tutto parte dal 1997: avevo la necessità di pubblicare il Ciclo lirico della Terrestrità del sole di Artiro Onofri. Ho sottoposto l’iniziativa a diverse case editrici, ma nessuna era disponibile a mettere fondi su una delle più alte espressioni poetiche nell’Italia del Novecento. Mi sono informato: quando ho sentito che si trattava d’un suicidio commerciale ho capito che quella era la strada: nel giro di qualche ora avevo la partita IVA. Il simbolo della Fenice implica l’idea di ridare vita ad opere non più in circolazione: certe opere, come la fenice, rinascono dalle loro ceneri.

Che cos’è la piccola editoria?
La piccola editoria su base economica rappresenta per molti aspetti un’editoria di elevato pregio culturale. Viceversa, la grande editoria in termini economici è oggi ininfluente dal punto di vista culturale. Nei fatti, la grande editoria preleva spesso indebitamente opere da chi non è nelle condizioni economiche di difendersi. Ritengo che le nuove tecnologie rappresentano un’importante oppurtunità per la “piccola” editoria di qualità perché è possibile utilizzare canali un tempo impensabili.

Si tratta dunque di artigianato intellettuale?
Proprio così: un’opera richiede anni e decenni per essere lavorata. Se da una parte le istituzioni preposte spesso non si rendono neppure conto del patrimonio che è in loro possesso, dall’altra rimettere in circolo opere vuol dire rimettere in circolazione idee. Ritengo che il mondo è assetato di cultura, soprattutto italiana ed europea, purché sia di livello e non succube delle logiche commerciali.

Dunque è ancora possibile un’editoria di alto livello?
È un dovere, oltreché un piacere, perché senza memoria si va incontro alla catastrofe, oggi debitamente rappresentata. Ed è per questo motivo che spesso la cultura non viene opportunamente appoggiata a livello istituzionale: sembra che non si voglia preservare la memoria. Non considero il libro un divertimento, ma uno strumento umano. Fornire delle opere in maniera spartana ma elegante è rendere onore ad un’opera che si prefigge di servire il suo lettore.

Scopriamo il catalogo! Parliamo del primo libro pubblicato e come si è specializzata la casa editrice negli anni.
Del primo libro pubblicato abbiamo risposto in apertura. Vorrei ricordare i Documenti d’Amore di Francesco di Barberino, che è anche il più antico autografo italiano. L’opera è scritta tra il 1309 ed il 1313 in giro per l’Italia e la Francia da un notaio. Rappresenta non solo gli usi e i costumi dell’epoca di Dante, ma soprattutto offre un panorama sapienziale e antologico tra i più importanti d’Europa. Abbiamo inserito tutte le miniature che illustrano le dodici dame conduttrici alla Rocca d’Amore. È stato un’iniziativa durata venticinque anni e, come in altri casi, essere riusciti a renderla disponibile come mai era avvenuto in precedenza rincuora e fa amare questo lavoro. Spetta a Francesco da Barberino il sintagma “Fedeli d’Amore”, vale a dire l’unica dittatura ammissibile è quella della Donna.

Vuole anticiparci qualche titolo di prossima pubblicazione?
Stiamo producendo la prima edizione integrale delle Poesie di Stefan George, sempre proponendo il testo originale a fronte e mantenendo il carattere voluto dal Poeta. Usciranno in autunno un erbario e un ricettario medievale… e ancora la Cosmographia di Bernardo Silvestre…

Una domanda “secca”. E-book: sì o no?
Si, è uno strumento di lavoro utile.

Quali sono le prossime fiere di settore alle quali i nostri lettori possono venire a trovarvi?
Non facciamo fiere: la calca e il rumore danneggiano la lettura.

Grazie e a presto!

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