C’è una storica tendenza a poco considerare i libri di teatro, tanto riguardo ai contenuti quanto al loro valore bibliofilo di prima edizione o libro “scomparso”. Così belle collane come la Collezione di teatro Einaudi si trovano a prezzi più che stracciati. Fatto sta però che mentre scrivo, di questo Festa grande di aprile di Franco Antonicelli, Einaudi 1964, su Maremagnum è presente una sola copia.
Considero Antonicelli un autore del Novecento italiano da riscoprire e osservare nuovamente. In questo libro, molto interessanti sono due paginette iniziali, un preambolo, nelle quali si occupa di descrivere il suo testo come una variante di testo teatrale, qualcosa che non rispecchia fedelmente il classico copione – lui stesso si definisce un autore estraneo al teatro.
Il libro, diviso in scene e procedente per battute, è qui considerato un testo oratorio, cioè da leggere ad alta voce, una sorta di poema da far esistere attraverso la lettura, la recitazione per così dire, la messa in scena del lettore stesso. Un discoro oratorio, un testo mediano fra prosa, teatro, poesia, per dar vita ad una serie di idee e riflessioni che evidentemente non potevano che essere comunicate così.
@Massimiliano Varnai