Noemi Veneziani (classe 1991), bibliofila, editor e articolista, coopera con Maremagnum e con la Virginia Woolf Project. In occasione del Salone della Cultura 2020, ha partecipato come relatrice alla conferenza Donne bibliofile: una passione in crescita.

Cos’è cambiato nel mondo dell’editoria dopo l’emergenza COVID19?

Si farà solo la conta dei danni o si investirà in nuovi progetti?

Sono ormai due mesi che la cosiddetta Fase2 è iniziata e tutti, nel mondo del lavoro, hanno tentato di munirsi degli strumenti necessari per affrontare una lunga e faticosa riapertura.

Tra le imprese che più hanno risentito del fermo totale dell’economia nel nostro Paese si trova, senza alcun dubbio, il settore editoriale che, di fronte a questa situazione insolita e di emergenza, ha saputo rispondere riuscendo ad arginare, almeno in parte, un disastroso tracollo unendo le proprie forze in un unico grande soggetto imprenditoriale.

Almeno, questa è la visione che hanno alcuni librai ed editori a differenza di altri che invece sostengono che, a questa enorme crisi, non ci sia alcuna possibilità di salvezza.

Come sempre accade, anche in questo difficile momento, il settore culturale è diviso in due parti: da un lato c’è la grande editoria che, nonostante le difficoltà, riesce comunque a rimanere a galla, dall’altra, la piccola e media editoria che arranca con fatica rischiando di dover chiudere per sempre i battenti delle proprie librerie.

Secondo alcuni dati forniti dall’AIE[1] nel mese di maggio 1 piccolo/medio editore su 10 (circa il 9%) sta valutando la sospensione delle proprie attività mentre solo il 23% può escluderla con certezza lasciando nell’indecisione il restante 68%.

È soprattutto per questa tragica fotografia dell’Italia editoriale che AIE, ALI[2] e il servizio bibliotecario italiano si sono uniti per domandare al governo, all’indomani della promulgazione del Decreto Rilancio, l’istituzione di un fondo[3] per il libro a sostegno delle famiglie e delle biblioteche che, a loro volta, risentono gravemente degli effetti di questa crisi sanitaria.

Il blocco totale delle attività e la conseguente chiusura di librerie e case editrici, ha obbligato il mondo del libro a reagire a una crisi tra le più grandi dal secondo dopoguerra iniziando a sfruttare al massimo delle proprie potenzialità uno strumento che, di norma, nell’immaginario comune non viene associato al libro: il web.

Sulle piattaforme dei maggiori social, librai, lettori, volontari e case editrici hanno iniziato gradualmente a interagire tra di loro promuovendo numerose iniziative come il Children’s Book Fair[4], il Salone di Torino[5] e tante altre manifestazioni che, proprio grazie all’unione di risorse materiali e umane, ha permesso di portare nelle case di ognuno di noi questi importanti appuntamenti permettendoci di goderne seppur in forma diversa da quello a cui siamo abituati.

A fianco di tutti coloro – editori e collaboratori esterni (come blogger, scrittori e volontari) – che si sono prodigati per garantire un’offerta editoriale fresca e interessante, ci sono stati, e ci sono tutt’ora, librai indipendenti che hanno mantenuto attivo il proprio servizio in piena sicurezza consegnando i libri direttamente a casa del lettore; tra queste iniziative, la più importante in quanto a dimensioni, è Libri da asporto promossa da NW Consulenza e marketing che è riuscita a coinvolgere ben 751 librerie e 155 editori indipendenti facendo registrare ottimi risultati accanto alle tante idee promosse dai librai locali.Per portare l’esempio di Piacenza, città in cui vivo, sono state promosse diverse iniziative da parte di due librerie indipendenti che hanno permesso a libri nuovi e usati di circolare liberamente per le vie della città grazie al servizio a domicilio: sono nate così Amasonia della Libreria Fahrenheit451 e Colibrì di Bookbank. Libri d’altri tempi.

Nonostante queste iniziative non siano state sufficienti a contenere gli ingenti danni creati dalla corrente crisi sanitaria, si sono comunque dimostrate un buon metodo per arginare, almeno in parte, le perdite causate dalla totale chiusura delle librerie e delle case editrici costrette a rimandare a data da destinarsi una grande quantità di titoli già pronti per essere lanciati sul mercato.

In più, non dobbiamo dimenticare i tanti servizi online già presenti – come per esempio il prestito bibliotecario – poco frequentati e altrettanto poco conosciuti dai lettori che, durante questa quarantena, sembrano aver riscoperto portando il numero degli accessi da 138 500 mila a 484 mila con un aumento parallelo della consultazione e del prestito dei volumi da 153 963 mila a 689 308 mila[1].

Crisi e chiusura generalizzata su tutto il territorio italiano hanno costretto le case editrici a compiere una radicale e rapida riorganizzazione non solo del lavoro ma anche del personale. Le strategie adottate per far fronte alla crisi sono state un incremento di smart working per i diretti dipendenti, un miglioramento della propria piattaforma web e l’integrazione di collabori terzi (per la maggior parte blogger e volontari freelance) per eseguire tutte quelle pratiche – come interviste all’autore e letture – che, in condizioni normali, si sarebbero svolte in veri e propri incontri con il pubblico.

Secondo i dati analizzati dall’AIE in tre periodi di tempo diversi, da marzo a maggio 2020 su dati raccolti al 2019, si riscontra, per il primo quadrimestre dell’anno in corso, un calo delle novità in uscita pari al 42% mentre, per quanto riguarda le previsioni a fine anno ci si attende che solo l’8% delle realtà editoriali mutino nuovamente la propria organizzazione interna per recuperare parte del fatturato nel periodo pre-natalizio.

Per il resto ci si attende cifre piuttosto scoraggianti[2]:

  • 21 mila opere pubblicate in meno
  • 12 500 novità in uscita bloccate
  • 44% in meno di copie stampate e confezionate
  • 2 900 titoli in meno da tradurre

Non è difficile immaginare che siano, in particolare, i libri cartacei a risentire maggiormente della crisi sanitaria perdendo il 91,1% tra la 12esima e la 18esima dell’anno corrente.

Il calo di produzione nel settore non è tuttavia omogeneo infatti, se ragazzi e non fiction specialistica riescono a mantenere la perdita rispettivamente a un  -16,2% e -11,3%, per non fiction generica e fiction il calo ammonta a -23,4% e -22,9%.[1]

Parallelamente, gli e-book, che coprono ormai il 50% del mercato, registrano un aumento pari al 28,6%[1] riuscendo a presentare il 22,3% delle novità in uscita sospese nella loro forma cartacea.

Come in molti settori legati al commercio, anche l’editoria, quando possibile, ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione per riuscire a far fronte a tutte le spese di gestione del proprio personale che, tuttavia, è rimasto in sospeso per un tempo più lungo rispetto ai lavoratori di altri settori a causa dell’indecisione da parte degli organi superiori sull’applicazione o meno di questa soluzione: a tal proposito l’AIE, al 15 aprile 2020, ha potuto fotografare una situazione che registra il 57% degli editori aderenti alla cassaintegrazione, il 30% non aderente e il restante 13% ancora in fase di valutazione.

Un altro aspetto interessante indagato nell’ultimo bollettino relativo al mese di aprile 2020 è stato lo studio percentuale relativo al livello di difficoltà di rapporti che si è inevitabilmente creato tra produttori, distributori e destinatari del prodotto finito; è interessante notare il punteggio di difficoltà particolarmente elevato in corrispondenza del rapporto tra le case editrici e i confezionatori-distributori che, per un certo periodo, hanno di molto rallentato il proprio ritmo lavorativo.

Un ultimo aspetto piuttosto interessante da esaminare è la disparità che, come spesso accade nel nostro Paese, si viene a creare tra Nord, Centro e Sud-Isole.

Infatti, nella gestione dell’emergenza sanitaria, il Nord registra un calo del lavoro editoriale e una chiusura delle piccole e medie imprese pari 72% mentre per il Centro, Sud e Isole si è verificato, rispettivamente, un calo dell’81% e dell’80%.[1]

Prima di chiudere, vorrei lasciarvi con una riflessione che mi ha fatto pensare:

Servono gli aiuti finanziari, ma i soldi non bastano. (…) Ora è necessario unire le forze. Quello culturale è un settore fragile e insieme di straordinaria importanza. Costituisce giorno per giorno il futuro delle persone e delle comunità e non possiamo farne a meno.[1]

Così risponde Carlo Feltrinelli al giornalista del quotidiano La Repubblica che ha il compito di raccogliere la testimonianza di un uomo a capo di un impero che traballa come tutti gli altri ma che ha più possibilità di sopravvivenza rispetto a tanti.
A fine emergenza, quindi, si farà solo la conta dei danni o ci saranno abbastanza risorse per sostenere una timida e difficile ripartenza tutt’ora in atto?

I progetti sono tanti ma i duri colpi a cui la crisi ha sottoposto i lavoratori del campo editoriale ha portato anche alla nascita di malumori e pessimismi, più che giustificati, ma nocivi alla realizzazione degli obiettivi futuri che devono essere, fin da ora, ben pianificati – salvo poi il verificarsi di altri inconvenienti di cui nessuno può prevedere la portata.

I dati oggi a nostra disposizione registrano una perdita di valore del 19,90% pari a 362,6 milioni alla 18esima dell’anno mentre in termini di copie vendute si parla del 19,20% pari a 24,4 milioni andati perduti.

Si sa, come si è già detto, fare previsioni crete non è mai stato possibile e mai lo sarà, possiamo solo farci un’idea di come stiano le cose oggi, nel nostro presente, e tentare di avere uno sguardo propositivo e più roseo sul futuro che ci attende come lettori, come lavoratori, come comunità ripartendo proprio dai libri, investendo sulla nostra cultura.

Ed è proprio per questo motivo che mercoledì 10 giugno 2020, la Vice Ministra Marina Sereni, accompagnata da altrettante importanti figure del mondo editoriale, ha tenuto un lungo discorso a cui ha poi fatto seguito un comunicato stampa in videoconferenza in cui Treccani, la Farnesina e Mibac[1], in associazione con AIE, hanno presentato all’Italia il nuovo portale – Newitalianbooks – pensato appositamente per la promozione della letteratura italiana nel mondo.

Possiamo solo augurarci che questo non sia che l’inizio, una rinascita.

 

Noemi Veneziani

Breve selezione di libri pubblicati che trattano il tema della pandemia:

 

 

Link utili:

Note

[1] Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo

[1] Strategia unica per editori e librai. Intervista a Carlo Feltrinelli pubblicata da «La Repubblica» sabato 18 aprile 2020

[1] Dati relativi al 20 marzo 2020

[1] Dati AIE riportati in data 26 maggio 2020

[1] I tre mesi che sconvolsero il mondo di Giovanni Peresson 26 maggio 2020

[1] Dati relativi al servizio bibliotecario Emilia-Romagna

[2] Dati relativi al 7 – 15 aprile 2020

[1] Associazione Italiana Editori

[2] Associazione Librai Italiani

[3] Fondo per la Cultura: Domandato a livello europeo e ottenuto con lo stanziamento da parte dello stato di 210 milioni di euro da destinare alle diverse imprese editoriali del nostro Paese.

[4] 4 – 7 maggio

[5] 14 – 16 maggio


Chi è Noemi?

Mi chiamo Noemi e sono una bibliofila in erba.
Credo che siano proprio questi i due termini che più mi definiscono; il mio nome e la mia passione per i libri che, da qualche tempo, si sta raffinando dandomi la possibilità di arricchire la mia libreria di belle e preziose edizioni d’epoca – ho una collezione molto modesta ma ho l’intenzione di farla
crescere poco a poco acquisendo sempre più abilità per saper acquistare con coscienza di causa e un sano spirito critico.
Ho conseguito la laurea in Studi Filosofici nel 2015 e, da quel momento fino alla fine di questa estate 2019 ho svolto un lavoro impiegatizio potendo dedicare ai libri e alla scritturai il poco tempo libero.
Oggi tento, “pericolosamente”, di dedicarmi interamente ai libri tentando di realizzare il sogno di una vita.
Amo la cultura, venero la lettura, lo studio mi regala nuova vita mentre la scrittura mi aiuta nell’arduo compito di divulgare tutto ciò che so, che imparo e continuo a imparare.

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